Note

Transcription: 

[*] «In una camera interna sopra l’arco di Costantino veduta e stampata da Gaddi Gio. Battista (Roma nobilitata nelle sue Fabbriche da Clemente XII, p. 118)» (Forcella XIII, p. 71].

[*] «In lettere semigotiche, sulla parete destra della seconda branca della scala nel palazzo de’ Conservatori. Fu quivi trasportata dal palazzo Senatorio, ove fu scoperta nel 1727, per ordine di Benedetto XIV. Francesco Valesio, Iscrizioni e Memorie di Antichità (codice nell’Archivio segreto Capitolino, Credenzone XIV, t. 39, f. 13v) la vide “nel cornicione del torrione vecchio di Campidoglio sopra il quale è fondato il campanile moderno, nel cortile delle segrete delle carceri capitoline” (il testo si dice dettato da Pier delle Vigne in occasione della battaglia di Corte Nova del 1237, in cui i Milanesi perderono parte del Carroccio)» (da Forcella I, p. 25).

[*] «Francesco Valesio, Chiese e memorie sepolcrali (codice nell’Archivio segreto Capitolino, Credenzone XIV, t. 40, f. 502r) attesta averla letta “in una pietra nella sala vecchia del palazzo di Campidoglio”. L’iscrizione viene riferita anche dal Vendettini (Serie cronologica de’ Senatori di Roma illustrata con documenti, Roma, G. Salomoni, 1778, p. 17) e dal Vitale (parte I, pp. 204-205). Ambedue la tolsero da due differenti MSS:, i quali mentre concordano colla indicazione suddetta, variano nella lezione, ed omettono le virgole, e molti punti. Sì l’uno e sì l’altro hanno verso 1 IND. XII – 2 TEMPORE D. BONIFACII – 3 PAPAE – 4 TRANSTYBERIM – 5 LOCICUM-CAMERAE – 7 Vend. SENATORIS – 8 Vit. SI FELICITATE POTIRI – 9 Vend. omette PLEBS Vit. ET PRECE – 11 DIGNAQUE – 12 CURA – 13 DEFENSORESQUE – 14 SACRARUMQUE PAUPERIS – 18 SEMPER HOS – 19 TRANSTYBERINE GAUDE – 20 FAMAQUE. Il Valesio in fine dell’iscrizione aggiunge: D. Lambertus Gaetanus de Pisis erat tunc iudex et Conservator camerae urbis. Et nota che da poi dalla detta pietra fu cassato il nome del pontefice (era di casa Gaetani) e da piedi fu raso il cognome del Giudice. In margine poi al MSS. annotò “bisogna che sia indictione VIII, e non XIII”. Ciò per altro è erroneo, poiché all’anno 1296 segnato nell’epigrafe, ed a cui ben si convengono i Senatori ivi mentovati, non può punto convenire né la indizione VIII, né la XII o la XIII, ma sibbene la IX» (Forcella I, p. 25).

[*]«Dal Vitale (p. I, p. 206) che la copiò nel palazzo de’ Conservatori. La riporta anche il Vendettini, sebbene pessimamente (p. 18). Sono però notabili le varianti del verso 2 DE ANNIBALDENSIBUS ET GENTILIS» (Forcella I, p. 26).

[*]Edita in Forcella I, p. 26.

[*]«Nicola Signorili nella sua raccolta d’iscrizioni edita dal ch. Cav. de Rossi, Le prime raccolte, p. 99, n° 75. Il Signorili la trascrisse nel secolo XIV ed afferma d’averla copiata: In ingressu secundae portae Capitolii et in limite scriptum, et fertur de more ostendi solitum cuilibet senatori cum officium intrabat, et erat leo depictus feroci aspectu ex alto catulum inspiciens humiliter ante eum jacentem» (Forcella I, p. 26).

[*]In questo punto l’integrazione non sembra felice, dal momento che DICTI DOMINI CARDINALIS segue a EXEQVTORVM nel testo conservato.

[*]«Di questa bella memoria che ci rammenta la fondazione dell’ospedale e che si vedeva nel muro esterno della chiesa, ci è rimasto questo solo frammento che si vede nella parete del cortile dell’ospedale, e che io ho supplito col Galletti (Inscr. Rom. t. I, cl. II, n. 14, pp. CXCVII-CXCVIII)» (Forcella IX, p. 127).

[*]«Questa memoria scritta a lettere gotiche è scolpita nell’architrave della porta d’ingresso principale dell’antico Ospedale, e ci segna il principio di questa fabbrica» (Forcella VIII, p. 131).

[*]«Questa memoria a lettere gotiche è scritta sotto una rozza statua di marmo rappresentante S. Michele Arcangelo ritrovato non è molto nell’orto attiguo all’ospedale, ed appartenne senz’altro alla primitiva chiesa dedicata in onore di questo santo» (Forcella VIII, p. 132, che propone di integrare ARI nella lacuna).

[*]«Nella torre delle mura detta della Marana la quale era prossima alla Porta Metronia nell’interno della città. È situata dirimpetto al vicolo che mette alla chiesa di S. maria in Domnica, ossia della Navicella. Questa memoria, unica per la sua antichità fu ristaurata nel 1579» (Forcella XIII, p. 4).

[*]«Questa memoria fece parte delle mura del pomerio del Vaticano, e andata perduta per cause probabilmente di ristauri, ritornò nuovamente alla luce nel 1727 essendosi rinvenuta in un fondo sulla via Aurelia, e fu donata al Senato Romano da monsignor Bianchini che ne riporta il disegno nella prefazione al tomo III del suo Anastasio (Anastasii Bibl. De vita Romanorum Pontificum, cum not. varior., Romae ex typ. Vat. 1718-1735 in f.° vol. III, p. III). L’iscrizione è in carattere gotico, e si vede nella sala detta de’ Capitani nel palazzo de’ Conservatori» (Forcella XIII, p. 4).

[*]«Nel portico, scritta in lettere semigotiche, incastrata nella parete destra della porta d’ingresso» (Forcella I, p. 289).

[*]«Da un disegno a penna del Valesio (cod. cit., Cred. XIV, T. 40, par. II, f. 333v). Fu questa lapide, che è lunga palmi 9 once 1, erta palmi 2, once 2, risecata da ambe le parti al tempo di Paolo III per adattarla nel pavimento del portico, ove tuttora esiste. È però talmente consumata, che la lezione può dirsi quasi perduta. Le lettere sono di forma gotica, ed intramezzate fra le gambe della figura del defunto vestito in corto abito con due stemmi dalle due bande della testa. Il mese di IVNII segnato nel v° 11° è da ritenersi un errore dello scalpello, dovendo essere IVLII, nel qual mese avvenne questo combattimento menzionato nella nostra iscrizione. Stefano Infessura (Muratori, Script. Rer. Ital. t. II, p. 1866 e seg.) così ci narra questo avvenimento: “Nel 1378 nel mese di Luglio à dì 16 vennero li Bertoni a Ponte Salaro, e fuerono grande occiditoria di Romani in quello loco. Li quali Bertoni vennero a petitione delli Cardinali, che stavano in Anagni, e lo Papa stava a Tivoli, e fu Urbano sesto”» (Forcella I, p. 290).

[*]«A. 1193. È la più antica memoria che ricordi riparazioni di ponti per parte del Senato romano, al cui reggimento trovavasi come senatore Benedetto Carushomo, o Carosomo, quando nel 1193 fu compiuto di riparare il ponte Cestio, che è quello che mette in comunicazione la città col Trastevere» (Forcella XIII, p. 53).

[*] Inscription incised on the intrados of Porta San Sebastiano. See V. Forcella, Iscrizioni, XIV, p. 26; C. Bolgia, ‘Images in the City: Presence , Absence and Legitimacy in Rome in the first half of the Fourteenth Century’, in E. Brilli, L. Fenelli and G. Wolf (eds), Immagini e parole in esilio: Avignone e l’Italia alla prima metà del XIV secolo, Proceedings of the International Conference, Florence, SISMEL, in press.

[*]«A lettere gotiche nella parete sinistra sopra la porta della sagrestia che è sul principio della chiesa» (Forcella XI, p. 238).

[*]«A caratteri gotici scolpita nel frontespizio di un monumeto in marmo ornato di musaici a colori, e su cui vedesi la statua colca del defunto in abiti clericali, ed è posto nella parete sinistra della chiesa. La parola HIC è a lettere moderne. È stata stampata dal Galletti (Inscr. Rom. t. II, cl. VIII, n. 1, p. CXC) con molta negligenza» (Forcella VI, p. 43).

[*]«Nel pavimento dirimpetto al secondo altare della navatella sinistra. Nel marmo intorno a cui a lettere gotiche gira l’iscrizione, è scolpita in bassorilievo la immagine del defunto» (Forcella XI, p. 115).

[*]«A lettere gotiche sotto il portico nela parete sinistra della porta maggiore» (Forcella XI, p. 114).

[*]«La videro nel pavimento della navata di mezzo il Terribilini (cod. Casanat. XX, XI, 3, tom. III, car. 46) e il Martinelli (Roma ex ethnica Sacra, p. 82)» (Forcella XI, p. 114).

[*] The inscription no longer exists: it was in the entrance to the underground chapel of Sant’Elena; the text was edited in L. Schrader, Monumentorum Italiae quae hoc nostro saeculo et a Christianis posita sunt libri IV (Helmstadt, 1592), p. 128, and reproduced from Schrader in Forcella, Iscrizioni, vol. VIII, p. 24. R. Besozzi, La storia della basilica di Santa Croce in Gerusalemme (Rome, 1750), p. 64, reports that the inscription was removed because it was recognised that the story told in it was false. Cf. Forcella VIII, p. 185.

[*]«Questa bella memoria l’ho copiata dal Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253, p. I, f. 135) che la lesse nell’architrave del Ciborio dell’altare maggiore dalla parte di dentro, ove la vide e trascrisse anche il Besozzi (La storia della Basilica di santa Croce in Gerusalemme ecc., p. 31) il quale ci agiunge che era in uno dei quattro architravi del ciborio di marmo bianco, situato nel mezzo della nave traversa, e di cui ignorasi la fine. Un altro esemplare di quest’iscrizione, ma non troppo fedele trovasi nel Terribilini (cod. Casanat. XX, XI, t. III, f. 786) che lo trascrisse da un mss. di iscrizioni della Biblioteca Vaticana» (Forcella VIII, p. 186).

[*]«Questa iscrizione è scolpita in una sola linea nel ciglio di una lastra di marmo bianco, sotto cui apparisce un musaico di squisito lavoro, appartenuto per certo all’antico altare maggiore; ora serve di gradino all’altare di S. Elisabetta» (Forcella I, p. 315).

[*]«A lettere gotiche, incastrata nella parete della facciata della chiesa, sulla sinistra di chi entra la porta maggiore. Le stemma, oggi in parte guasto, è formato di musaico a colori rappresentante scacchi acuti d’oro in campo rosso. Casimiro (Memorie istoriche della chiesa e del convento di S. Maria in Aracoeli in Roma, 1736, p. 26). Galletti (T. III. Cl. XIII, n° 1, p. CCCLXXXVII)» (Forcella I, p. 127: testo rivisto da Antonino Nastasi).

[*]«Lettere gotiche scolpite in tavola di marmo posta a far parte dell’antichissimo altare di S. Elena, detto volgarmente la Cappella Santa. Il Casimiro (p. 161) ne riporta il disegno, unitamente all’altare suddetto» (Forcella I, p. 131).

[*]«Lettere semigotiche scolpite in una sola riga nell’architrave del timpano del sepolcro dell’Alfano posto nel portico. Galletti (Inscr. Rom., t. I, cl. V, n. 11, p. CCCCXXV)» (Forcella IV, p. 306).

[*]«Leggesi nel Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253, par. II, f. 289r) che questa memoria scritta a lettere gotiche in giro al marmo in mezzo a cui era delineata di profilo la immagine di una donna con stemma accanto, fu rimossa dalla chiesa nell’occasione del restauro, e tagliata per mezzo fu collocata per sedile al di fuori della chiesa» (Forcella XIII, p. 465).

[*]«Questa iscrizione, che si legge a caratteri moderni in una lastra di marmo sulla sinistra del portico, è stata rifatta sopra le varie lezioni del mss. del Doni (cod. Vat. Lat. 5253, f. 267v) e dell’Anon. Sp. (cod. Chig. I V 167, f. 268v-269r)» (Forcella II, p, 43).

[*]«Questi versi, scolpiti a grandi lettere su lunga ed erta lastra di marmo, che oggi in parte restaurati si vedono incastrati nel muro di un cortiletto contiguo alla sagrestia, in origine si leggevano in epistiliis portae magnae, come scrive lo Schrader (Monument. Italiae, p. 150), ossia nel portico fatto costruire da Eugenio III nel 1150, da dove furono poi rimossi nel 1575, quando Gregorio XII fece rifabbricare il portico stesso. Il Galletti (Inscr. Rom., t. I, cl. I, n. 49, p. XXXIX) fissa l’epoca di questa iscrizione all’anno 1145. Questa data è anticipata di almeno 5 anni, imperocché Eugenio III, che ebbe un regno pieno di turbolenze e travagli pei quali fu costretto a menare una vita errabonda, non poté, se anche ne avesse avuto l’animo, aver tempo di rivolgere il suo pensiero a opere di beneficenza. Ne fu però in grado soltanto, e per poco, quando dimorando in Tivoli, conchiusa la pace coi Romani, fece ritorno in Roma, il che accadde sulla fine del 1149. Ecco infatti ciò che leggesi nel Ciacconio (Vitae et res gestae Pontificum ecc., t. I, Romae MDCXXX, p. 540): Demum Romani, tot calamitatibus vexati ac Bernardi abbatis monitis et oratione placati, Pontificem Tusculi commorantem, pace cum Senatoribus facta, in Urbem per Legatos evocarunt. Qui a tantis angustiis liber factus, animum vetustis fabricis reparandis vel novis excitandis intendit. Palatium enim apud S. Petrum a fundamentis extruxit, signum praetorium condidit, porticum ante Basilicam S. Mariae Maioris refecit, et picturis, opere vermiculato, quod Musivum vocant, exornavit, ut inscriptio capitalibus literis adhuc ostendit» (Forcella, XI, p. 2).

[*]«Scrive il Gualdi (Vat. Lat. 8254, p. I, f. 40) che questa iscrizione a lettere semigotiche di musaico si leggeva nel ciborio dove si conservano le Reliquie» (Forcella XI, p. 10).

[*] Edita da M. Guardo, Titulus et tumulus. Epitafi di pontefici e cardinali alla corte dei papi del XIII secolo, Roma 2008, pp. 108-111. «L’epitafio commemora Niccolò IV: nato nei pressi di Ascoli intorno al 1225-1230, abbracciò assai presto l’ordine di S. Francesco … Dopo essere stato eletto generale dell’ordine francescano, nel 1278 fu nominato cardinale di S. Pudenziana da Niccolò III. Dieci anni più tardi fu eletto pontefice … Morì nel 1292 e fu sepolto in S. Maria Maggiore … L’epigrafe fu tramandata dal De Angelis, Basilicae S. Mariae Maioris de Urbe descriptio et delineatio, Romae 1621, p. 158 e da Chacón, Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S. R. E. cardinalium, Romae 1677, II, col 258: quest’ultimo scrive che il papa ad caput Basilicae, minorem portam versus, in choro sepultus est ut ex […] epitaphio circa eius sepulchrum emblemate ex porphyreticis lapidibus ornatum in pavimento inciso» (Guardo, pp. 108-109). Nel restauro del 1573 fu rinvenuto il corpo di Niccolò IV e il cardinal Felice Peretti, poi papa col nome di Sisto V, lo fece traslare innalzandogli nel 1574 un sontuoso mausoleo tuttora esistente. Gli ultimi due distici si leggevano anche sotto il mosaico dell’abside; Forcella XII, p. 11: «I versi che si riferiscono a Nicolò IV si vedevano sulla destra, ed erano già quasi scomparsi fin dai primi anni del XVII secolo, siccome narra il De Angelis (Basilicae S. Mariae Maioris de Urbe descriptio, p. 89). Il Ciacconio (Vitae et res gestae Pontificum ecc. t. I, Romae 1630, p. 792) non ne poté leggere una parola, e la copiò dall’Ugonio (Le Stazioni di Roma ecc.), dal quale l’ho copiata anch’io. La riporta anche il Galletti (Inscr. Picenae, cl. I, n. 4, p. 2) con qualche errore, e senza dirci da chi l’abbia trascritta». Forcella, seguendo dunque il Galletti, riporta il terzo verso nella forma Pater apostolicum servet Franciscus alumnum, talmente meno efficace di quella dell’epigrafe sepolcrale da far sospettare un errore di lettura.

[*]«Questa memoria che ci ricorda uno dei molti doni fatti alla Basilica Liberiana dal cardinal Giacomo Colonna fu copiata dal De Angelis (p. 111) in una cassetta di argento dorato con figure allegoriche alla storia della Vergine Maria contenenti alcune reliquie» (Forcella XI, p. 11).

[*]«Questa iscrizione a lettere gotiche è incastrata nella parete sinistra sulla fine della nave destra presso la porta della tribuna» (Forcella XII, p. 15).

[*]«Leggesi nel Nomenclator Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalium, p. XII, Tolosae 1614, da cui e dai documenti di questa famiglia la copiò il Ciacconio (Vitae et res gestae Pontificum ecc., t. I, pp. 899-900, ediz. MDCXXX). L’Amayden (cod. Casanat. E, III, II, Famiglia Capocci, n. 74) la riporta con alcune varianti fino al principio del nono verso, e scrive che stava nella cappella gentilizia in onore di S. Lorenzo, demolita poi sotto Paolo V, fu trasportata nella chiesa avanti l’antico ciborio. Nel primo verso lesse mobilis domini Romani Nicolai Capoccini» (Forcella XII, p. 17).

[*]«Sotto il mosaico dell’abside» (Forcella XI, p. 11).

[*]«Leggesi nell’Anon. Spagn. (Cod. Chig. I, V, 167, f. 282) da cui il Terribilini (Cod. Casanat. XX, XI, 4, t. VIII, cap. 241), e scrive che stava avanti la porta della chiesa» (Forcella).

[*]«Marmo con lettere semigotiche, incastrato nella parete sinistra del Chiostro, ove similmente la copiò il Galletti (Inscr. Rom. T. I, Cl. II, n. 6, p. CXCI)» (Forcella II, p. 495).

[*]«A lettere semigotiche, incastrata nella parete sinistra del Chiostro» (Forcella II, p. 495).

[*] «Questa iscrizione a lettere gotiche si vede nel pavimento della nave destra fra la seconda colonna e il secondo pilastro sotto cui è talmente incastrata che l’ultima linea presenta non poca difficoltà a leggersi. Il Valesio (cod. Capit. Cred. XV, t. 40, f. 454), ed il Gualdi (cod. Vat. Lat. 8353, p. II, ff. 422v-423r) la lessero nel pavimento della nave di mezzo presso la porta grande. Galletti (Inscr. Rom., t. II, cl. XIV, n. 4, p. CCCCXV)» (Forcella II, p. 497).

[*]«Nella parte sinistra della cappella di S. Pietro. Galletti (Inscr. Rom., t. I, cl. II, n. 225, pp. CCCVIII-CCCIX). Il verso 13 è di carattere minore» (Forcella XI, p. 18).

[*] «Questa memoria a lettere gotiche si legge in uno dei due sportelli di metallo che rinchiudevano le teste dei Santi Apostoli, e precisamente sotto quello ove è effigiato S. Pietro. Di questo se ne vede il disegno nell’opera di Giovanni Maragoni (Istoria dell’antichissimo Oratorio o Cappella di S. Lorenzo nel Patriarchio Lateranense comunemente appellato Sancta Sanctorum ecc., p. 37)“ [Forcella VIII, p. 112].

[*] «Questa memoria che esiste ancora nel pavimento del coro situato nell’interno del monastero, l’ho copiata dal Galletti (cod. Vat. Lat. 7921A, f. 33, n. 94) in cui si legge che è scolpita in una gran tavola di marmo che serve di pradella all’altare del coro delle monache» (Forcella X, p. 41).

[*]«Dal Martinelli (Roma ex ethnica sacra, p. 129)» (Forcella X, p. 6).

[*] Forcella X, p. 5.

[*]Anticamente questa memoria scritta a lettere semigotiche faceva parte dell’altare maggiore, ma ora si vede nella parete sinistra presso la porta della sagrestia (Forcella VIII, p. 289).

[*]«A lettere gotiche nella parete destra appena si entra l’oratorio» (Forcella VIII, p. 390).

[*]«Questa memoria a lettere maiuscole di stile gotico si vede affissa sopra l’arco nell’interno del primo cortile che precede la chiesa» (Forcella VIII, p. 290).

[*]«Nel portico a caratteri dello scorso secolo. Galletti (Inscr. Rom. t. I, cl. I, n. 45, p. XXXVI)» (Forcella XII, p. 321).

[*]«Questa memoria a lettere gotiche, riferita dal Galletti (Inscr. Rom. t. III, Append. ad Cl. I, n° 1, p. CCCCXLIX) e dal Malvasia (Compendio historico della Ven. Basilica di SS. dodeci Apostoli di Roma etc. Roma MDCLXV), che la vide nel pilastro vicino alla sagrestia, presentemente è incastrata nella parete del portico, a destra della porta maggiore» (Forcella, prima pagina dei SS. Apostoli).

[*]«Nell’architrave della porta della chiesa. Galletti (Inscr. Rom. t. I, cl. II, n. 8, p. CXCV)» (Forcella XI, p. 127).

[*]«Nella parete destra appena si entra nella chiesa» (Forcella IX, p. 403).

[*]Nella parete della nave sinistra, a destra della porta che immette alla sagrestia (Forcella II, p. 22).

[*]Memoria a lettere semigotiche, incastrata nella parete in fondo alla nave destra, sopra la bussola della porta che mette alla nave suddetta (Forcella, p. 22). Nell’epigrafe del 1123 che ricorda la dedicazione dell’oratorio da parte dei vescovi Petrus Portuensis, Vitalis Albanensis e Guilgelmus Prenestrinus, presenti numerosi cardinali, cum ingenti multitudine cleri et populi, essendo papa Callisto II, si ricoda che l’edicazione rogavit fieri frater Iohannis de Crema, peccator, sacerdos tituli Sancti Grisogoni, qui idem oratorium cum continua domo et claustro et ceteris officinis construxit et prefatum titulum bonis et possessionibus ampliavit.

[*]«Questa bella memoria a lettere di forma gotica fu trascritta dal Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253, p. I, f. 149) nella cornice sopra le colonne a mano manca, ove per caso, come egli stesso racconta, fu vista anche dal Kircher. Questi lesse AD DUAS – FECI come pure il Piazza (Gerarchia Cardinalizia – Diaconia di S. Eustachio, p. 856, col. 2a). Seguendo la genealogia de’ Conti Tusculani del Zazzara, il Kircher, il Piazza e il Moroni (Dizionario Ecclesiastico, vol. XII, p. 11) riconoscono questa Stefania come Senatrice e matrona romana, e moglie di Alberico II, ed aggiungono che verso l’anno 991 questa per la gran divozione che aveva a S. Eustachio splendidamente restaurò la chiesa, rifacendo alcune colonne della nave di mezzo. Però siccome le loro assertive non si basano sopra convincenti documenti, così io credo doversi ritenere che questa Stefania rifacesse le colonne suddette nel’epoca piuttosto in cui fu consacrata la chiesa da Celestino III, cioè nell’anno 1196» (Forcella II, p. 386).

[*]«A lettere gotiche letta dal medesimo Gualdi (cod. Vat. lat. 8253, p. I, f. 149) nel ciborio dell’altare maggiore. Il Piazza (op. cit., p. 856, col. 2a) e il Moroni (op. cit., vol. XII, p. 11 e seg.) vogliono che questo Ottonello de’ Conti Tusculani ponesse un ciborio di marmo secondo l’antico rito delle basiliche, cioè rivolto verso il popolo, in riparazione della ribellione del padre suo contro il pontefice Alessandro II» (Forcella II, p. 386).

[*]«Letta dallo stesso Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253, p. I, f. 151v) sopra la porta piccola di fianco» (Forcella II, p. 386).

[*]«Nell’ultimo pilastro della nave sinistra presso la tribuna. Galletti (Inscr. Rom. t. I, cl. II, n. 7, p. CXCIV-CXCV)» (Forcella XI, p. 387).

[*]«Scolpita lungo l’architrave del portico. Galletti (Inscr. Rom., t. I, cl. V, n. 9, p. CCCCXXIV)» (Forcella XI, p. 387).

[*]«Dal Galletti (Cod. Vat. 7910, f. 108v, n° 329). Il Gualdi (Cod. Vat. 8253, p. 1, f. 178v) la vide nel pavimento avanti l’altare maggiore. Nel v° 11°-12° ha FLORIAMONTIS BRVGNOLI v° ultimo DEFVNCT» (Forcella II, p. 98).

[*]«Dal Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253, p. I, f. 71) che la vide “affissa al muro a piedi la chiesa mano dritta, con lettere fatte all’antica e targa con cappello cardinalizio arme leone rampante coronato ondato che tiene un libro nelle branche”. Dell’altare magnificamente costruito nel 1244 in onore di S. Agnese non ne apparisce vestigio, come non ci è stato possibile rintracciare questa memoria. Dal modo come è dettata può quasi con certezza assegnarsene il restauro al XV secolo, alla quale epoca spetta per conseguenza il nome del marmorario, o quadratario che fosse» (Forcella II, p. 50).

[*]«Leggesi nel Terribilini (cod. Casanat. XX, XI, 4, t. IV, f. 28v) che la copiò dal Panvinio (De gente Mattheia), da cui la copiò anche il Martinelli (Roma ex ethnica sacra, p. 117). Il Ciacconio (Historia Pontificum, t. I, p. 1067, col. I) che la riporta confusa, e molto scorretta vi aggiunge in fine OBIIT SVB LVCIO III e nel verso 7 al pari del Martinelli stampò DE STIRPE PONTIFICATVS. Questo lavoro si riferisce all’antico pulpito di marmo che esisteva in questa chiesa» (Forcella VI, p. 42).

[*]«Morto Gregorio XI, il giorno 8 aprile 1378 fu esaltato alla cattedra di S. Pietro Urbano VI. Disgustati per questa elezione i cardinali seguaci della fazione francese, perché volevano un papa di quella nazione, si separarono dalla chiesa e tre mesi dopo crearono antipapa il cardinale di Ginevra, che prese il nome di Clemente VII. Questo scisma, che durò lunghissimi anni, fu causa che i castelli romani fossero depredati ed occupati spesso dai soldati Brettoni, che militavano allo stipendio dei cardinali ribelli, e furono tanto audaci da spingersi fin sulle porte di Roma. Fu dunque il giorno 16 luglio del 1378 che il popolo Romano, uscito da Roma quasi tumultuariamente e senza militar disciplina s’incontrò coi Brettoni al Ponte Salaro, ove dopo un disperato combattimento fu sbaragliato e tagliato a pezzi. Un simile avvenimento così viene ricordato da Stefano Infessura nel suo diario della città di Roma stampato dal Muratori (RIS II, par. II, col 1115): “Nell’anno 1378 nel mese di Luglio a dì 16 vennero i Bertoni a Ponte Salaro, dove che fecero grande occiditoria de’ Romani in quello luogo. I quali Bertoni vennero a petizione dei Cardinali, che stavano in Anagni, e lo Papa stava a Tivoli, e fu Papa Urbano Sesto”. In questo combattimento vi morì Angelotto della famiglia Normanni menzionato in quest’iscrizione che faceva parte della distrutta chiesa della Ssma Annunziata. Oggi è stata dispersa, am fu veduta dal Gualdi che ne fece fare anche il disegno (Cod. Casanat. E, III, 13, famiglia n. 8). Nel marmo si vede la immagine del defunto soldato vestito in tutt’arme con cotta o sopraveste militare ornata dei propri stemmi, cioè gigli e onde. Sul fianco destro pende un pugnale, e sul sinistro una lunga spada» (Forcella X, p. 101).

[*]«Secolo XII. Scrive l’Anonimo Spagnuolo (cod. Chig. I, V, 167, f. 246v) che si leggeva nell’architrave della porta della chiesa» (Forcella IX, p. 483).

[*]«Il Gualdi (cod. Vat. Lat. 8353, p. I, f. 198v) lesse questa memoria “in una lapide piccola con arme sopra una delle colonne a mano manca – hora sta nel claustro vecchio”; il Caffarelli (cod. Corvisieri, f. 148) ed il Rasponi (p. 38) la videro nella parete destra della nave maggiore, non lungi dall’abside. Quest’ultimo ha GOTTORDO nella seconda linea. Anche questa fu rimossa nel restauro del 1564, sotto Pio V» (Forcella, p. 19).

[*]«Quest’elogio, ristaurato in qualche parte, ci ricorda il monaco Benedettino da Roma della famiglia Boccaporci che fu poi pontefice col nome di Sergio IV, e si vede nella parete tra il quarto e il quinto arco della seconda nave destra. Il Rasponi (De Basilica et Patriarchio Lateranensi, Romae 1656, p. 74 e segg.) racconta che quest’epitaffio giaceva non longe ab introitu (Basilicae) et ab oratorio sanctae Thomae. Negligentemente edita dal Galletti (Inscr. Rom. t. I, Cl. I, n. 42, p. XXXIII) e dal Crescimbeni (Stato della SS. Ch. Later., p. 70)» (Forcella VIII, p. 10).

[*]«Si vede incastrata nella prima parete di sinistra appena si entra il chiostro» (Forcella VIII, p. 10).

[*]«Rispettivamente a destra e a sinistra nelle imposte di bronzo che aprono l’adito alla sagrestia, fatte fare da Celestino III l’anno 1196. Sono state edite da molti tra i quali il Galletti (Inscr. Rom. t. I, Cl. I, n. 53, p. XLII)» (Forcella VIII, p. 12).

[*]«L’epigrafe commemora Conte Casati: figlio di Giordano, appartenne a unafamiglia di origine lombarda, che possedeva cospicui beni fondiari nel terriotrio di Casate. Cardinale prete dei SS. Marcellino e Pietro, ricoprì importanto cariche all’interno della curia pontificia. Morì nel 1287. Il sepolcro era in origine all’interno della cappella fatta erigere in S. Giovanni in Laterano: a tal proposito Paravicini Bagliani, I testamenti dei cardinali del Duecento, Roma 1980, p. 225 precisa che “la cappella nella quale era sistemata la tomba del Casati è ora scomparsa”; attualmente il monumento è posto fra la quarta e la quinta cappella della navata laterale destra. L’iscrizione è in caratteri gotici della fine del XII secolo e si compone di un epitafio poetico, posto sulla parte anteriore del sarcofago (60x145 cm), e di due epigrafi in prosa, incise sulle facce laterali (60x30 cm)» (M. Guardo, Titulus et tumulus. Epitafi di pontefici e cardinali alla corte dei papi del XIII secolo, Roma 2008, pp. 93-94).

[*]«Nell’angolo sinistro dell’abside, vicino alla prima figura di san Paolo, si legge il nome dell’artefice: Iacobus Toriti pictor hoc opus fecit» (Forcella VIII, p. 14).

[*]«Questa iscrizione in musaico a caratteri semigotici che gira intorno all’abside si riferisce alla costruzione fatta da Nicolò IV della parte anteriore e posteriore della Basilica nel 1291. Nell’angolo sinistro del detto abside poco discosto dalla prima figura di S. Paolo si legge il nome dell’artefice IACOBVS TORITI / PICT(OR) H(OC) OP(VS) FECIT, il quale si ebbe a compagno in questo lavoro il frate Giacomo da Camerino (v. il disegno riprodotto dal Crescimbeni, Stato della Basilica Lateranense ecc. p. 181). Il galletti (Inscr. Picenae, Cl. I, n. 2, p. 2) ed il Rasponi (p. 28)» (Forcella VIII, p. 14).

[*]«Nella parete sinistra sul principio del portico Leonino» (Forcella VIII, p. 15).

[*]«Questa memoria a caratteri gotici che ci ricorda come Margherita Boccamazzi monaca nel convento dei SS. Domenico e Sisto, facesse innalzare una colonna in questa basilica in suffragio dell’anima del suo parente Cecco, fu rimossa dalla basilica nel restauro fatto sotto Pio V nel 1564, ed ora si vede incastrata nel muro interno del cortile del convento suddetto» (Forcella, p. 19).

[*]«Veduta dal Galletti (Inscr. Rom. t. III, Cl. XVII, n.3, p. CLIV) nel chiostro» (Forcella, p. 19).

[*]«Nelle reliquie d’argento che racchiudono le teste degli Apostoli Pietro e Paolo opera di Giovanni Bartoli da Siena. Nel petto del reliquiario di S. Paolo si legge CEDIT APOSTOLICVS PRINCEPS TIBI PAVLE VOCARIS – NAM DEXTRE NATVS VAS TVBA CLARA DEO. In quello poi di San Pietro ERIGAT VT PROPRIAM SEDEM TVA PETRE REDIBIT – HVC VATICANO PASTOR AB ARCE PETRE» (Forcella VIII, p. 20).

[*]«Nella parete sinistra del portico Leonino scritta a lettere gotiche. Il Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253) asserisce che questa pietra si trovava in mano del Sig. Giordano Boccabella. Il Caffarelli (cod. Corvisieri, f. 149v) la lesse nella colonna a mano dritta della nave grande dove sta la sepoltura di papa Martino. Sopra una colonna della nave maggiore presso l’abside parimente la vide il Rasponi (p. 37) che la riportò con molta inesattezza. Questa come tante altre fu rimossa sotto Pio V nel 1564 nell’occasione di nuovi ristauri, e fu quivi collocata nel 1667 per cura di Giordano Boccabella come ce lo dice una memoria posta sotto a questa» (Forcella, VIII p. 20).

[*]«Dal Caffarelli (cod. Corvisieri, f. 148). Il Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253, p. I, f. 198v-199) asserisce che questa memoria ai suoi giorni si trovava in casa dell’Emo Card. Astalli. Il Rasponi (I, p. 37) la lesse sopra una colonna nella parete destra della nave maggiore presso l’abside. Il Gualdi nel verso 2 ha MCCCLXI, nel 4 THOMEO. Il Rasponi THOMAI. Anche questa fu tolta via nel 1564 sotto Pio V per i nuovi restauri» (Forcella, p. 20).

[*] Allineati all’ultimo rigo dell’epigrafe, che contiene solo le parole anno secundo, si trova uun simulacro delle due faccie del sigillo papale e quindi, in lettere di modulo minore: Dominus Franciscus de Millinis canonicus huius ecclesie fecit fieri (con caduta delle ultime tre lettere). «La bolla, scolpita in lettere gotiche, si trova nella parete sinistra dell’andito che immette alla sagrestia“ (Forcella VIII, p. 21).

[*]«Nella parete destra appena si entra il portico Leonino a destra. Le lettere sono di musaico dorato, ma mancanti in fine» (Forcella VIII, p. 14).

[*]«Nella parete destra appena si entra il portico Leonino a destra. Le lettere sono di musaico dorato, ma mancanti in fine» (Forcella VIII, p. 14).

[*]Viene riportata dal Rasponi (cf. Forcella, ??, pp. 29-30).

[*]«Nel chiostro nella prima parete sinistra a lettere gotiche, ai due lati di uno stemma Colonna» (Forcella VIII, p. 14).

[*] La prima epigrafe si legge sopra la porta di bronzo dell’Oratorio di San Giovanni Evangelista, la seconda nei due archi della porta. Edita in Forcella VIII, p. 514.

[*]Nell’interno del ciborio (Forcella XII, p. 510).

[*]«Fu letta sotto le pitture che si veggono nella parete sinistra appena si entra la Basilica sopra il Battisterio dal P. Bernardo de Montfaucon, Diarium Italicum ecc. Parisiis MDCCII, p. 117» (Forcella XII, p. 512).

[*]Nella parete sinistra del portico (Forcella V, p. 118).

[*]«Leggesi in Fioravante Martinelli (Roma ex ethnica sacra, p. 138) il quale dice che l’ha copiata da un codice vaticano» (Forcella V, p. 120).

[*]«Fu trascritta dal Gualdi (cod. cit. p. I, fol. 230r-v) dal manoscritto. Della Valle fol. 68» (Forcella V, p. 154).

[*]«Scrive il Gualdi (cod. cit. p. I, fol. 230) che questa memoria la trovò notata nel libro o catasto di questa chiesa, ove leggevasi – Die ultima decembris 1563 fuerunt per me notarium infrascriptum extractae literae, quae erant in tribuna altaris maioris ecclesiae Sancti Laurentii regionis Montium prope macella corvorum. – E di questo ne fu rogato M. Giuliano de’ Vestri alias de Pizzi, quali lettere scritte alla Tribuna della Chiesa, quali furono scritte nell’anno MCCCXVIII, lo altro resto delle lettere sono cassate per l’antichità, quando s’incollo detta chiesa, tando se copiaro» (Forcella V, p. 154).

[*]«Fu veduta nell’architrave di marmo della chiesa dal Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253, p. II, f. 395)» (Forcella X, p. 237).

[*]«Dipinta a lettere moderne sopra la porta principale nell’interno della chiesa» (Forcella IV, p. 119).

[*]«Questa memoria fu veduta dal Gualdi (Vat. Lat. 8253, p. II, fol. 408) nella cornice del pulpito dell’Evangelio ornato di porfidi e cornice. Anche il Bosio (Roma sotterranea, p. 113, col. I) copiò quest’iscrizione, da cui il Piazza (La Gerarchia Cardinalizia, p. 60, col. 2), ma vi si nota una differenza nell’indizione e nella data del giorno, poiché questi scrisse INDICTIONE PRIMA MENSIS IANUARII DIE II, colle cui differenze onninamente concorda Pompeo Ugonio (Historia delle Stazioni di Roma, 1588, p. 323)» (Forcella, p. 376).

[*]«Dall’Anon. Sp. (Cod. Chig. I, V, 167, fol. 247v)» (Forcella IV, p. 546, ma il testo sarebbe identico a quello di un’epigrafe della chiesa di Santa Maria del Buonconsiglio).

[*]«Leggesi nel Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253, p. II, f. 415v) il quale la vide nel pavimento presso la porta della sagrestia, ed aggiunge che l’epitaffio era scolpito in giro al marmo in mezzo al quale v’era la immagine del defunto con due stemmi ai lati della testa» (Forcella XIII, p. 369).

[*]«Questo marmo a lettere gotiche vedesi nelle grotte nella parete destra della cappella della Madonna delle Partorienti» (Forcella VI, p. 23).

[*] Le due epigrafi si leggevano nella porta principale di bronzo. Vengono riportate da molti tra i quali il Margarini, Inscriptiones antiquae Basilicae S. Pauli, n. 6, p. I e n. 8, p. II: vd. Forcella XII, pp. 10-11.

[*]«Nel ciborio dell’altare maggiore. Il verso con i nomi degli artisti è diviso tra i due lati, mentre il centro è occupato dai versi col nome del committente. Va notato che il nome di Arnolfo è messo in evidenza dalla collocazione al centro del verso e dai due ictus che vi cadono sopra» (Forcella XII, p. 12).

[*]«Veduta nel ciglio della tazza dell’acqua santa posta presso il Capitolo dal Margarini (Inscr. antiq. Basil. S. Pauli, p. XXXXI, n 473) e dal Galletti (Inscr. Rom., t. III, cl. XVII, n. 2, p. CLIV)» (Forcella XII, p. 13).

[*]«Scrive il Grimaldi (Instrumenta autentica ecc., cod. Corsini 276, f. 83) che questa memoria era incisa sulle porte di bronzo del ciborio che racchiudeva il Sudario, il che leggesi anche nel Torrigio (p. 137) il quale aggiunge che ai suoi tempi si conservava nella munitione della fabbrica» (Forcella VI, p. 20).

[*]«Sebbene già da me pubblicata nel Vol. I, pag. 25, torno, perché spettante alle iscrizioni vaticane, a ristampare questa interessante memoria che ne’ secoli scorsi vedevasi incastrata nel muro del pomerio del Vaticano, e che oggi leggesi nel palazzo de’ Conservatori nella sala detta de’ Capitani. Caduta forse, o tolta via, fu nuovamente scoperta nel 1727, e donata al Senato Romano da Monsignor Bianchini, il quale ne riporta un esatto disegno nella prefazione al Vol. III del suo Anastasio (Anastasii Bibl. de Vitis Rom. Pontif. cum not. varior. Vol. 3°, pag. 111)» (Forcella VI, p. 21).

[*]«Marmo a caratteri gotici, e di difficile lezione, incastrato in alto nel portico della Basilica presso la porta dell’anno Santo» (Forcella VI, p. 23).

[*]«Questo marmo a caratteri gotici segnato col n. 15 vedesi nelle Grotte nella parete sinistra della cappella della Madonna della Bocciata (nello stesso luogo figura la seguente epigrafe, del XVII secolo: BENEDICTVS P(A)P(A) XII QVI / TECTA VETERIS BASILICAE / RESTITVIT CALABRIA ET / ALIVNDE MAGNIS ABIEGNIS / TRABIBVS ADVECTIS QVARVM / ALIQVAE INTEGRAE CENTVM / TRIGINTA TRIBVS PALMIS / ROMANIS LONGAE ERANT)» (Forcella VI, p. 25).

[*]«ALTARE S(ANCTI) ATONII EREMITAE A / NICOLAO DE ASTALLIS RO(M)ANO / HVIVS BASILICAE CANONICO / ORNATVM ET DOTATV(M) ANNO / MCCCXLIIII Questo marmo a caratteri moderni trovasi nelle Grotte nella parete sinistra della cappella della Madonna della Bocciata sotto una pittura rappresentante un altare dedicato a S. Antonio Eremita. Il concetto di questa iscrizione è identico a quella surriferita, e che senza dubbio fu quivi posta in sostituzione dell’altra perita nella nuova fabbrica» (Forcella, VI p. 256).

[*]«Fu letta dall’Alfarano, e registrata dal Cancellieri (De secretariis etc. Lib II, cap. VII, pag. 1272, nota 3) nella parte dell’Evangelo d’un altare posto nel portico. Trovasi notato anche nel Cod. vat. Reg. 770 f. 7). Ecco cosa leggesi nell’Alfarano (mss. n. 34, f. 24): “Infra la Porta Argentea, et Porta Romana vi è un altro altare antichissimo, de più nome intitolato, prima chiamato di S. Antonio Ab., poi del Spirito S., adesso se chiama l’altare de S. Anna, dove officia la Compagnia de’ Parafrenieri degli Bmi Cardinali, et alla parte del Evangelo in marmore è insculpto questo titulo”» (Forcella VI, p. 25).

[*]«Questa memoria scritta a lettere semigotiche è scolpita in una sola linea sopra la porta della chiesa ornata di musaici: Galletti, Inscr. Rom. t. I, cl. V, n. 5, p. CCCLVIII» (Forcella XII, p. 135).

[*]«Nella parete destra appena si entra in chiesa. Il Gualdi (Vat. Lat. 8253, p. II, f. 472v) scrive che si vedeva affissa nella cantonata di un parapetto di stanze che si tiene fosse l’infermeria. Il Galletti poi (Vat. Lat. 7905, f. 42, n. 97) dice che stava nei gradini della porta che dalla chiesa mette al monastero» (Forcella XII, p. 135).

[*] «Nella parte sinistra appena si entra in chiesa» (Forcella XI, p. 179).

[*]«Nella parete sinistra» (Forcella XII, p. 415).

[*]Edita in Forcella IX, p. 79.

[*] Anche con questo eventuale intervento e con l’espunzione successiva la prosodia di questo verso e di quello seguente rimane comunque scorretta, e del resto la prosodia traballa talora anche nei versi precedenti.

[*]«Dall’Anonimo Spagnuolo (cod. Chig. I, V, 167, f. 99)» (Forcella XII. p. 539).

[*]«Nel manoscritto di Giovanni Capocci veduto e copiato dal Terribilini (Cod. Casanat. t. X, XXI, XI, 10, f. 103) si legge che stava quest’iscrizione nell’altare maggiore» (Forcella VII, p. 62).

[*]«Questa memoria è scolpita nella porta a sesto acuto dell’antico ospizio dei PP. Trinitari della Redenzione de’ Schiavi» (Forcella VII, p. 25).

[*]«Memoria scritta a lettere semigotiche sopra una lunga lastra di marmo nella seconda facciata della chiesa» (Forcella IX, p. 505).

[*]«Dal cod. Chig. 558, f. 313, da cui la copiò il Corvisieri, Delle posterule tiberine, “Archivio della Società Romana di Storia Patria”, I (1877), p. 108» (Forcella XI, p. 237).

[*]«Questo marmo è incastrato nella parete destra di chi entra la sagrestia. Il Gualdi (cod. Vat. Lat. 8253, p. II, f. 419) scrive che questa memoria fece parte della profanata chiesa di San Biagio, e che fu quivi collocata, e che egli la copiò da un mss. Della Valle (f. 61, Quint. B)» (Forcella XI, p. 478).

[*]«Dall’Anonimo Spagnolo, cod. Chig. I. V. 167, f. 125r» (Forcella XIII, p. 267).

[*]«Leggesi nell’Anonimo Raccoglitore Spagnuolo (cod. Chig. I, V, 167, f. 282), da cui il Terribilini (cod. Casanat. XX, XI, t. VIII, car. 241), e scrive che stava avanti la porta della chiesa di S. Maria della Traspontina» (Forcella XIII, p. 209, cf. anche VI, p. 349).

[*]«A lettere gotiche incastrata nel muro del piccolo arco sulla via del Banco di S. Spirito. In una miscellanea della Biblioteca Angelica segnata GG, 11, 22, sulla fine vi sono 6 carte manoscritte non numerate del XVII secolo in principio, e contengono una breve silloge delle iscrizioni delle inondazioni di Roma, tra le quali v’è anche questa che la dice esistere presso la chiesa de’ SS. Celso e Giuliano in banchi sul principio di una scala di marmo» (Forcella XIII, p. 210).

[*]«Si riferisce questa memoria alla inondazione del 1277 e fu posta nel muro presso la porta della chiesa di S. Maria della Traspontina per segnare l’altezza delle acque che invasero Borgo. Fu copiata dall’Anonimo Raccoglitore Spagnuolo (cod. Chig. I, V, 167, f. 282)» (Forcella XIII, p. 209).

[*]«Dall’Anonimo Spagnuolo (cod. Chig. 1, V, 167, f. 170v) … Esisteva nel muro della chiesa di S. Maria sopra Minerva, e segnava l’altezza dell’escrescenza di 10 palmi, siccome leggesi nel Bonini (Il Tevere incatenato ecc., p. 51) che ne riporta l’iscrizione con alcune variazioni ed errori, che simili si riscontrano alla car. 6 della raccolta manoscritta citata. Lo Schrader (Monument. Italiae, p. 199) concorda coll’Anonimo Raccoglitore, e dice che era all’altezza di due braccia» (Forcella, XIII, p. 210).

[*]«A lettere gotiche, incastrata nella facciata della chiesa a destra all’altezza di 7 palmi» (Forcella XIII, p. 211).

[*]Edizione di Antonino Nastasi.

[*]«Questa memoria è scolpita sotto una immagine di marmo del Salvatore fra due angeli con candeliere in mano ed è posta in una colonna o pilastro di una casa situata sulla piazza di S. Giovanni e precisamente presso i ruderi di un antico acquedotto, ed oggi serve di osteria» (Forcella VIII, p. 132).